Emozioni e ricordi...
Attraverso visite guidate al mulino, l’associazione accompagna i visitatori alla scoperta del fabbricato, delle macine, dei cereali e dei meccanismi che da secoli trasformano il grano in farina, raccontando il lavoro dei mugnai e le tradizioni legate alla vita rurale.
Nel contempo, durante le visite, vengono raccolte ulteriori testimonianze del passato da tutti coloro che hanno il piacere di condividerle.
Ricordo bene i vecchi mugnai: Lidio ed Ernesto, che erano fratelli e i loro cugini Sabatino e Guido. Si alternavano nella gestione del mulino.
Io all’epoca ero ragazza e ricordo le file di asini che scendevano da Calcariola, Capradosso e Pendenza, con i carichi di cereali da macinare.
La gente veniva anche da Vasche, da Cesoni e Cittaducale.
Portavano il grano ed altri cereali, infatti al mulino c’era una macina per il grano e l’altra per il granturco, il farro e tutto il resto.
Carla
Ricordo che quando io sono venuta a Micciani, 42 anni fa, il mulino era ancora in funzione, io non avevo grano da macina, perché non avevo terreni, ma ho conosciuto i vecchi mugnai Ernesto e sua moglie Marina, che veniva da Calcariola. Abitavano in paese, e a volte sono stata a casa loro.
Erano persone che definirei “antiche”, vivevano come se venissero da altri tempi. Marina aveva sempre il fuoco acceso ed Ernesto stava spesso affacciato alla veranda a vedere le persone che passavano. Erano persone cordiali, umili e semplici.
Gigliola
Mi ricordo quando da piccolo venivo al mulino con mio padre. Scendevamo con le biciclette da Cittaducale, portavamo le federe dei cuscini, piene di grano. Poi aspettavamo sotto il portico, finché i mugnai non terminavano di macinarlo.
Ricordo anche che, mentre noi aspettavamo, i mugnai preparavano con la farina appena macinata delle piccole focacce, che stendevano a mano e mettevano a cuocere vicino al caminetto.
Tonino
Mi ricordo che da ragazza venivo al mulino con i miei genitori. Avevamo il nostro grano e anche il granturco da macinare. Li coltivavamo qui, nella piana di Micciani. Sono bei ricordi, adesso dispiace vedere i terreni abbandonati.
Erano “anni belli”, non ci mancava niente, avevamo tutto: l’orto, i cereali, facevamo la pasta fatta in casa e il pane con la farina del mulino, avevamo l’orzo da bere e le mucche per il latte, non c’era bisogno di comprare niente, soltanto lo zucchero e il sale.
Onorina
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